Altro che “minicase”, queste sono le minuscole case documentate da un fotografo in Corea del Sud

Avete presente quei programmi televisivi che esaltano le “minicase”? Ecco, in quei casi, per la maggior parte americani, parliamo di case piccole, ma grandi più di un grosso camper. Di solito sono ampliabili all’esterno con un patio o con dei soppalchi sorprendenti. Niente di tutto questo sarà oggetto delle storie di cui parleremo. Storie che sono raccontate in fotografie estremamente commoventi e allo stesso tempo eloquenti di una condizione “non invidiabile”. Sappiamo che quando si parla della Corea del Sud immaginiamo case ben ottimizzate per un comodo e agile ritmo di vita, ma non sempre è così.

Come in ogni Paese, ci sono due facce della medaglia. Da un lato grandi case comode e dall’altro persone che vivono in contesti abitativi problematici e in spazi altrettanto difficoltosi. Un uomo, un fotografo, ha documentato l’altra parte del Paese che pochi conoscono. Il fotografo Sim Kyu-dong ha vissuto per quasi cinque anni a Seul, nel Goshiwon. Si tratta di minuscoli e molto economici appartamenti destinati ai meno abbienti.

Non si comprende l’entità degli spazi finché non si vedono. Per questo motivo nasce il progetto fotografico che mostra al mondo queste mini (davvero mini) case. Le quasi soffocanti case sudcoreane di questa tipologia hanno spazi dai 3 ai 4 metri quadrati.

Le camere hanno un letto, un tavolo, un armadio e basta. I prezzi vanno dai 175 ai 350 dollari al mese. Che sembrano già tanti. La maggior parte delle “stanze” non ha nemmeno finestre, in ogni “appartamento” può vivere solo una persona, come è prevedibile. Capita che non ci sia neanche spazio affinché un singolo essere umano possa vivere con il minimo comfort.

“Il Goshiwon è in realtà progettato per i candidati che si preparano per vari test, come l’esame di stato o gli esami di servizio civile. Ho usato il Goshiwon ogni volta che esco di casa e soggiorno a Seoul. È stato un bel soggiorno”, ha commentato il fotografo. Noi ne dubitiamo, ma pensiamo che si tratti di una scelta estrema per un bisogno di isolamento senza nessun altro comfort di cui poter godere. A parte la propria solitudine e intimità.

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