Dopo 10 mesi di matrimonio scopre che il marito in realtà è una donna
Oggi il web è il luogo del primo incontro per molte coppie. Sempre più spesso leggiamo storie di amori nati grazie a parole e foto scambiate nei diversi siti di appuntamento. Le piattaforme che garantiscono incontri con anime gemelle e spiriti affini sono in aumento costante e riscontrano un notevole successo sia in giovani che in persone più mature. Le motivazioni sono diversificate ma hanno tutte in comune la voglia di trascorrere ore piacevoli in compagnia di persone selezionate, senza affidarsi al caso.
La storia di oggi è incredibile: una giovane donna, dopo 10 mesi di matrimonio con l’uomo conosciuto tramite una chat, scopre di essere vittima di una truffa. Il ragazzo, Ahnaf Arrafif, che si era presentato come medico laureato, si è rivelato un bugiardo e, soprattutto, una donna!
I genitori cominciano a covare dei sospetti dopo i primi 4 mesi di matrimonio. Il ragazzo rifiutava di spogliarsi per fare il bagno, di presentare la propria famiglia e aveva orari di lavoro non adatti ad un medico professionista.
L’inganno è stato scoperto dopo che i suoceri hanno costretto il ragazzo a spogliarsi completamente davanti a loro, rivelando così di essere una donna. Ahnaf confessa di aver mentito su tutti i fronti: nome, sesso, titolo di studio. La moglie sostiene di non avere sospetti perché avevano avuto rapporti regolari, anche se sempre con le luci spente e non con una penetrazione completa. Sosteneva anche di avere dei notuli al petto causati da problemi ormonali.
Il ragazzo è stato denunciato per furto di identità e di titoli accademici, oltre per aver sottratto beni materiali alla moglie per un valore di circa 20.000 dollari.
Ahnaf, il cui vero nome è Era Yani, è attualmente in attesa della sentenza del tribunale di Jambi, Indonesia. La giovane donna ingannata si dice distrutta dal peso delle menzogne subite e sconvolta dalla propria ingenuità. É comunque risoluta a testimoniare contro il falso marito affinché la giustizia possa ripagarla almeno in parte dei torti subiti.